One Belt, One Road - la Nuova Via della Seta


900 progetti per 1000 mld investimenti. Sono i grandi numeri della One Belt One Road, meglio conosciuta come la Nuova Via della Seta, spiegati al convegno genovese “The New Silk Road of Italy” da Zhang Gang che fa parte del China Council for the Promotion of International Trade. La Via della Seta rappresenta sulla carta un piano strategico per il futuro anche se qualcosa è già diventato realtà visto che lo scorso mese di novembre è partito da Mortara il primo treno merci diretto in Cina: 17 carri e 40 container, un tipo di collegamento commerciale che secondo i progetti futuri è destinato a consolidarsi. Le potenzialità della One Belt Road sono notevoli visto il peso del giro d'affari cinese: «Lo scorso anno - ha spiegato Gang - il Pil cinese è cresciuto del 6,9% arrivando a 13.000 miliardi di dollari, mentre il volume complessivo di import/export è stato pari a 4.280 miliardi di dollari, di cui 2.360 miliardi in export e 1.920 miliardi in import. Nei primi 10 mesi del 2017 gli scambi commerciali Italia-Cina hanno raggiunto il miliardo di dollari, con una crescita del 24% rispetto all'anno precedente. Gli interscambi cinesi con i 60 Paesi coinvolti dalla nuova Via della Seta nel 2017 hanno raggiunto i 780 miliardi di dollari, e in quegli stessi paesi la Cina ha già investito 50 miliardi in nuove opere, tramite cui verranno creati 180.000 posti di lavoro». D'altronde gli investimenti cinesi all'estero sono in costante crescita: nel 2017 hanno raggiunto quota 120 miliardi, 15 in meno dei 135 miliardi di dollari investiti dai paesi stranieri in Cina. «Le autorità e le aziende cinesi hanno già preso contatti con i porti di Trieste, Genova e Venezia per sviluppare nuove opportunità di cooperazione – ha spiegato al convegno l'ambasciatore cinese Li Ruiyuper giungere quanto prima alla sigla di un memorandum d’intesa per la cooperazione bilaterale lungo la Nuova Via della Seta».  Grazie al raddoppio del canale di Suez il Mediterraneo è tornato ad avere una certa centralità negli scambi commerciali. La Cina da tempo stava cercando un rapido canale di accesso per collegare le proprie merci con il resto d'Europa. L'Italia ha offerto alla Cina una via alternativa alla ferrovia che Pechino pensa di costruire per collegare il porto greco del Pireo all’Europa attraverso i Balcani, proponendo di utilizzare i porti già esistenti e pronti come quello di Trieste. Secondo indiscrezioni la Cina vorrebbe creare nel Nord Italia anche un hub logistico europeo. Una conferma potrebbe arrivare dal fatto che Cosco, la quarta compagnia al mondo, ha acquisito il 40% di Vado Ligure per realizzare un nuovo terminal container che sarà operativo entro l'anno. «Abbiamo tutto l’interesse a valorizzare il nostro sistema portuale – ha spiegato all'Agi Ettore Sequi, ambasciatore italiano a Pechino - anche in questo caso basta snocciolare alcuni numeri per capire la dimensione del fenomeno. Il 90% dei traffici tra Cina ed Europa passa lungo la Via della Seta marittima. Un terzo del volume mondiale di container transita attraverso i porti della Cina, che detiene i due terzi dei maggiori porti mondiali. Stando ai dati elaborati da Deloitte, la Cina nel 2016 ha investito 20 miliardi di dollari nei porti stranieri, il doppio rispetto al 2015. Risultato? I cinesi partecipano alla gestione di circa 80 porti in tutto il mondo. Nel Mediteranno il numero di navi porta container è cresciuto negli ultimi 5 anni del 20%.  A questo si è arrivati grazie al raddoppio del Canale di Suez che ha recuperato il traffico delle grandi navi nel Mediterraneo e al flusso di investimenti nei porti stranieri»












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