Colorante fluorescente per la caccia alle microplastiche negli oceani

Arriva un importante aiuto per aiutare ad individuare le microplastiche che si trovano nascoste negli oceani e che spesso non vengono rilevate dai metodi disponibili attualmente rappresentando un certo limite allo studio sul loro impatto e sulla loro effettiva presenza in mare. Per colmare questo gap ci ha pensato un gruppo di scienziati britannici che hanno pensato si sfruttare un particolare colorante fluorescente. Un metodo innovativo ed anche particolarmente vantaggioso per essere poco costoso quello che arriva dall'Università di Warwick e pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology.  Con questo sistema si riesce infatti ad individuare particelle di plastica di circa 20 micrometri, più o meno del diametro di un capello umano. Si tratta di un passo in avanti gigantesco dal momento che solo una piccolissima parte della plastica che si trova negli oceani veniva finora rilevata con accuratezza. Ma come funziona questo colorante? Semplicemente riesce a legarsi alle particelle della plastica, scovandole sotto la lente di un microscopio a fluoroscenza. In questo modo diventa facile quantificare con precisione le particelle della plastica distinguendole da altri altri materiali naturali. I test effettuati fino a questo momento hanno dato buoni risultati: si sono utilizzati al momento campioni di acqua di mare di superficie e di sabbia nella zona di Plymouth. Da questi campionamenti è emerso che sono i residui da imballaggi e contenitori per alimenti ad essere maggiormente rintracciati: la gran parte delle microplastiche analizzate infatti era rappresentato da polipropilene, utilizzato purtroppo quasi ovunque e per i prodotti più disparati (cruscotti delle auto, tappi, tubi, banconote, ecc.). Questo conferma che ogni nostro comportamento quotidiano può davvero avere un fortissimo impatto anche nell'inquinamento dei mari. «Usando questa tecnica – ha spiegato Gabriel Erni- Cassola, uno dei ricercatori -  può essere visualizzata e analizzata rapidamente un'enorme mole di campioni, consentendo di raccogliere molti dati sulla quantità di microplastica presente nell'acqua di mare o altrove. Abbiamo utilizzato sia il colorante di nostra invenzione, sia altri metodi tradizionali. La fluorescenza ci ha permesso di individuare in tempi brevi particelle di dimensioni inferiori a un millimetro, con una precisione nettamente superiore alle altre tecniche». Ora dobbiamo attivarci per trovare strumenti efficaci e sostenibili dal punto di vista economico per rimuovere le microplastiche dagli Oceani. Forse un aiuto potrebbe arrivare da una combinazione di “droni navali” come mezzi raccoglitori e di unità con equipaggio umano che ne coordinino il lavoro. Il problema fra i tanti è di evitare di danneggiare i delicati ecosistemi in precario equilibrio.






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