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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Il grave problema ambientale del Mediterraneo

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Le spiagge italiane sono invase da vari tipi di rifiuti ma il più diffuso sembra essere il cottonfioc. Ne vengono stimati addirittura 100 milioni di pezzi sparsi un po' ovunque. Il dato arriva dall'Enea, Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, ed è stato presentato al worskhop "Marine litter: da emergenza ambientale a potenziale risorsa".   Come prima analisi c'è da considerare che la plastica in generale la fa purtroppo da padrona rappresentando oltre l'ottanta per cento dei rifiuti che vengono raccolti sulle spiagge italiane. E come abbiamo già visto in altri articoli, la plastica è un vero e proprio killer per l'ecosistema marino ma anche per la salute umana. A destare particolare attenzione sono le microplastiche inferiori ai cinque millimetri che riescono a superare indenni l'ostacolo degli impianti di depurazione delle acque reflue. I frammenti di plastica, originati dalla degradazione delle

Attacchi informatici alle navi

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Attacchi informatici alle navi di Ammiraglio Giuseppe de Giorgi Possono bastare 10 minuti per hackerare il sistema informatico di una nave. La dimostrazione è stata fornita sul momento, durante il convegno “Le rotte digitali del trasporto - IoT e big data: opportunità e rischi della digital trasformation” Articolo completo Attacchi informatici alle navi

Colorante fluorescente per la caccia alle microplastiche negli oceani

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Arriva un importante aiuto per aiutare ad individuare le microplastiche che si trovano nascoste negli oceani e che spesso non vengono rilevate dai metodi disponibili attualmente rappresentando un certo limite allo studio sul loro impatto e sulla loro effettiva presenza in mare. Per colmare questo gap ci ha pensato un gruppo di scienziati britannici che hanno pensato si sfruttare un particolare colorante fluorescente. Un metodo innovativo ed anche particolarmente vantaggioso per essere poco costoso quello che arriva dall'Università di Warwick e pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology.   Con questo sistema si riesce infatti ad individuare particelle di plastica di circa 20 micrometri, più o meno del diametro di un capello umano. Si tratta di un passo in avanti gigantesco dal momento che solo una piccolissima parte della plastica che si trova negli oceani veniva finora rilevata con accuratezza. Ma come funziona questo colorante? Semplicemente riesce a legars

Fibre plastiche all'interno di animali che vivono a 11 km di profondità

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L'inquinamento dovuto alla plastica dispersa nell'ambiente è sempre più penetrante e probabilmente solo tra alcuni decenni si avrà un reale quadro dei danni causati ai vari ecosistemi. Alcuni effetti però sono già tangibili e fanno comprendere la gravità de problema. La plastica infatti è riuscita a penetrare anche negli abissi marini. È stata infatti rintracciata anche nello stomaco di alcune creature che addirittura vivono fino ad undici chilometri di profondità, in alcune fosse oceaniche del Pacifico. La notizia trapela da uno studio effettuato dall'università di Newcastle diffuso in occasione di Sky Ocean Rescue, campagna di sensibilizzazione sull'inquinamento dei mari. Sono stati esaminati 90 animali marini di tutto il Pacifico rintracciando nei loro stomaci frammenti di plastiche   come il Pvc, o fibre tessili come rayon, lyocell e nylon. Queste tracce sono state rinvenute in più punti: Nuove Ebridi, Kermadeck, fossa del Giappone e delle Marianne. Lo studio h

Inquinamento delle acque in Veneto

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È preoccupante il livello di inquinamento misurato nelle acque interne del Veneto tanto che è scattato nelle scorse settimane il divieto di consumo di alcune specie di pesce. Una misura decisa dall'Istituto Superiore di Sanità e Regione Veneto accertata la preoccupante contaminazione dovuta alle sostanze tossiche Pfas rintracciata in   alcuni campioni di queste specie ittiche. Si è quindi deciso, come ha ricordato la ministra Lorenzin, di mettere in atto misure precauzionali come quella del divieto di cattura di pesci in quelle aree. 1.100 i campioni raccolti riguardanti prodotti alimentari di origine animale e vegetale provenienti da allevamenti e coltivazioni nelle aree interessate. Sulla base dei primi dati, secondo la Lorenzin, non sarebbero emerse criticità che richiederebbero l'adozione di misure particolari. «È attualmente in fase di completamento – aveva commentato in un primo momento la Lorenzin   - un monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità finalizzato a v

Grindadráp, caccia alle balene e delfini.

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È proseguita senza sosta la tradizionale caccia a balene e delfini nelle Isole Far Oer, con nove diverse spedizioni negli ultimi mesi. Sono immagini crude quelle diffuse da Sea Sheperd Global, dove appaiono cetacei squartati. I volontari di Sea Shepherd   lotta da sempre contro questa cruenta caccia che si ripete ogni estate.   Solo nel 2017 sarebbero stati 1605 i delfini pilota o globicefali uccisi nell'arcipelago tra Scozia ed Islanda: un territorio che ha mantenuto l'autonomia dalla Danimarca e che non è soggetto ai regolamenti dell'Unione Europea sulla pesca. I branchi di globicefali vengono intercettati dagli abitanti dell'isola che a bordo di piccole imbarcazioni riescono ad indirizzarli nelle acque più basse che si trovano lungo le coste. A questo punto i pescatori, armati di coltelli ed uncini, entrano in acqua ed uccidono senza pietà questi poveri animali con un taglio profondo all'altezza della spina dorsale. In pochi attimi l'acqua del mare si co

Squali senza pinne

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Squali senza pinne trasportati da un peschereccio spagnolo. Sono stati mesi intensi per Sea Shepherd per contrastare i vari fenomeni di depredazione delle varie specie che popolano il mare. Una delle ultime è stata quella messa in atto agli inizi di settembre e che ha visto come protagonista il peschereccio spagnolo Baz, abbordato nelle acque territoriali dello Stato insulare centrafricano Sao Tome e Principe da parte delle autorità statali con l'assistenza proprio di Sea Shepherd che nel suo comunicato ci informava che: «le ispezioni hanno rivelato che le stive destinate al pescato erano piene per la maggior parte di squali, in prevalenza verdesche, le quali sono classificate come ‘quasi minacciate’ dall’International union for conservation of nature (Iucn), ma c’erano anche squali mako pinna corta, classificati come ‘vulnerabili”.   Il numero di squali era quasi il doppio di quello dei tonni. La gran parte delle pinne di squalo erano già state staccate dai corpi degli animali, i